mercoledì 12 dicembre 2007

BIOLOGICO. Non basta per il mangiar sano, ma ha un po’ più di antiossidanti.

EVVIVA IL "BIOLOGICO". SOPRATTUTTO PERCHE’ FA BENE ALL'AMBIENTE. "Il cibo biologico è più nutriente del cibo chimico" intitolava troppo entusiasticamente, con linguaggio da anni Ottanta, il sito Ecoblog unendo un errore a un'imprecisione. Sbagliato: non è più nutriente; in più ha solo un poco di antiossidanti, che proteggono ma non nutrono. E sì, perché ormai da molti anni è dimostrato scientificamente che sul piano nutrizionale non c'è differenza sostanziale tra vegetali biologici e vegetali convenzionali. In uno studio Inran qualche vegetale bio aveva un po’ più di sali minerali (e quindi era più “nutriente”), ma qualche altro vegetale ne aveva di meno (quindi era meno “nutriente”).

Il "biologico" è un metodo di agricoltura sana ed ecologica ormai doveroso, visti i rischi di inquinamento grave che vengono dal terreno attraverso i cibi vegetali e animali. Perciò testimonia in modo positivo la salute dell'ambiente circostante alle piante e all’uomo (humus, piccoli animali, corsi d’acqua ecc.). In sostanza è il ritorno all’agricoltura semplice praticata per oltre 10 mila anni dall’Uomo.

Ma non nutre di più, cioè non dà di per sé più nutrienti (carboidrati, proteine, grassi, sali minerali). E non basta da solo a fare di una dieta sbagliata o carente una “alimentazione naturale” e sana. Se uno mangiasse troppi dolci, oppure troppi cibi tostati o fritti, o troppi grassi o poche proteine, o assumesse troppo poco calcio o ferro o vitamine C e B12, e troppo cloruro di sodio (sale da cucina), farebbe ugualmente una dieta sbagliata e dannosa, e che questa dieta fosse biologica non lo salverebbe, né attenuerebbe minimamente i suoi rischi.

Il “bio” fa bene alla Natura, in altre parole, ma non ha maggiori proprietà nutrizionali, preventive o terapeutiche del cibo coltivato in modo convenzionale. Non ha qualcosa in più, ma qualcosa in meno: i pesticidi artificiali. Non è il toccasana che magicamente rende naturale e salutare qualsiasi dieta. Se una dieta è sbagliata perché troppo abbondante, troppo scarsa, troppo ricca di grassi o di zuccheri, o troppo povera di sali minerali o vitamine, anche se tutta biologica non sarà per questo più sana e naturale.

Accontentiamoci di quello che il biologico rappresenta per la pulizia e la salute dell'ambiente circostante, dell'humus, dei ruscelli, dei pozzi, dei lombrichi, degli animali selvatici e di allevamento, delle altre coltivazioni vicine, dei boschi, talvolta della falda freatica e delle fonti degli acquedotti. Che è già molto. Accontentiamoci anche di quel po’ di polifenoli e antiossidanti (non nutrienti) in più: sono pochi milligrammi, ma meglio di niente. Li secerne la pianta per compensazione, a scopo difensivo, se non diamo più gli abituali pesticidi. Qualche volta ci scappa un sale più abbondante, e allora scatta il “più nutriente”. Ma perché inventarsi altre proprietà? L’ambiente, la Natura non basta? Ma è nella Natura che noi viviamo.

Ma torniamo allo spunto iniziale. Il titolo sopra riportato in corsivo era il commento di un sito web ad una notizia d'agenzia che confermava quello che già si sa, che cioè i vegetali non trattati, cosiddetti "biologici", sono più o meno analoghi a quelli dei normali supermercati. Tutt'al più, in alcuni casi, possono avere qualche milligrammo di sali minerali più comuni in più (ma pochi milligrammi nei sali sono irrilevanti, e poi questo sembra dipendere dalla concimazione tradizionale, non dall'assenza di pesticidi artificiali, secondo uno studio Inran) e quasi sempre un po' più di antiossidanti (anche in questo caso valori poco significativi), che spesso coincidono coi coloranti naturali presenti nel frutto, sostante utili a contrastare i "free radicals" o radicali liberi coinvolti nei processi di senescenza e di molte malattie, coi polifenoli e con altre sostanze il cui vero ruolo è quello di difendere la pianta dallo stress e dagli attacchi dei predatori, come veri e propri pesticidi naturali.

Bene - avranno esultato in molti, fingendo - era quello che attendevamo. Ed ecco gettarsi sulla news ad occhi chiusi i titolisti, che in genere sono quelli che ne capiscono di meno (ne ho conosciuto alcuni, peraltro efficaci, perché la fantasia "viene meglio" della realtà, che si vantavano di non leggere neanche gli articoli): "I cibi bio sono più nutrienti". D'altra parte, se avessero ragionato avrebbero argomentato: non hanno qualcosa in più?
No, cari amici. Ecco i guasti della logica umanistica. Se i redattori di agenzie, giornali e blog, anziché studiare lettere o filosofia avessero studiacchiato i Bignami di scienze naturali, biologia, agronomia, tossicologia ecc., saprebbero che non sempre mettere "qualcosa in più" in un organismo vivente vuol dire "nutrirlo di più". Anzi. Gli indiani, per esempio, sono così magri anche perché nella loro dieta quotidiana hanno troppi anti-nutrienti e antiossidanti rispetto alla loro scarna alimentazione.

Gli antiossidanti sono un caso tipico di sostanze chimiche naturali (la "chimica", cari giornalisti laureati in lettere, è nata come studio delle sostanze della Natura) a doppio taglio. Sono anti-cancro, anti-diabete, anti-colesterolo, anti-obesità ecc.., ma sono anche potenti fattori anti-nutrizione. Anzi, è per questo che sono anti-cancro. Fanno parte per lo più delle migliaia di sostanze non solo "non nutritive", ma "anti-nutritive", che cioè riducono, e spesso di molto, l'assimilazione dei nutrienti: grassi, zuccheri, proteine, vitamine, sali minerali.

Quindi, tutto il contrario. Il titolo esatto, sia pure nella logica dello scandalismo giornalistico, avrebbe dovuto essere: "Il cibo bio è meno nutriente di quello chimico [a parte lo sfondone del "chimico", ma ci siamo capiti]: perciò riduce i rischi". Dico io: volete fare lo scoop? Non dico di no, accetto la logica perversa: ma almeno fatelo bene. E giornalisticamente avrebbe funzionato anche di più: i lettori sarebbero rimasti a bocca aperta e sarebbero andati subito a leggere. Ma vediamo tutto l'articolo incriminato:
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"IL CIBO BIOLOGICO E' PIU' NUTRIENTE DEL CIBO CHIMICO"

Sommario:
Dalla comparazione delle proprietà dei cibi biologici e di quelli ottenuti con aiuti chimici (fertilizzanti e pesticidi) emerge che gli alimenti biologici sono più nutrienti degli altri.
Testo: I cibi biologici avrebbero più antiossidanti e meno acidi grassi dei chimici. [Ah, ecco, tanto più: meno grassi, cioè "meno nutrimento". Ma titolista e redattore non capiscono, forse li svia la terribile parola "acidi" che sugli umanisti fa sempre un certo effetto, ricordando crudeltà e supplizi antichi]. Nel latte queste differenze sono notevoli, con il 50-80% di antiossidanti in più. Nelle verdure come lattuga, cipolle, pomodori o cavoli il vantaggio è del 20-40%.
Questi studi contraddicono i risultati propagandati dalla Food Standards Agency che sostiene da tempo che non vi siano prove scientifiche della miglior qualità dei prodotti biologici.
Ora l’attenzione del gruppo di lavoro della Newcastle University è mirata a capire quali siano i fattori critici che provocano tali differenze per aumentare la qualità delle produzioni bio.
L’Università di Newcastle ha avuto 4 anni di tempo e 18 milioni di euro di fondi europei [Càspita, con questa somma chissà quanti cibi davvero sani e preventivi avrebbero potuto comperare in Europa i cittadini a rischio più alto!] per studiare le differenze nel contenuto nutritivo di vari alimenti.
I risultati definitivi saranno diffusi nel corso del 2008, ma le prime voci paiono già dare per certo il risultato. Sono state coltivate varie specie di frutta e verdura, e sono state allevate delle vacche, con metodi chimici e biologici; i campi erano sparsi in tutta Europa, per tenere conto delle differenze regionali.
Il progetto si chiama "Quality Low Input Food", è stato guidato dal professor Carlo Leifert e si prefigge di migliorare la qualità, garantire sicurezza e ridurre i costi di produzione dell’agricoltura biologica e di quella che richiede poca energia attraverso attività di ricerca e addestramento. Lo scopo è aumentare il risultato sia per il consumatore che per il produttore in un approccio "dal forcone alla forchetta".
Il prof. Leifert sostiene che dei cibi più ricchi di sostanze che favoriscono la salute possono essere di aiuto a chi, per varie ragioni, non assume le 5 porzioni quotidiane di frutta e verdura consigliate [Ma un tempo non erano 6?]. (Ecoblog.it, 30 ottobre 2007).
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Dopo i redattori alla buona di internet, ora andiamo a vedere i giornalisti più professionali. La notizia di agenzia Adn-Kronos era stata data in modo un po' più corretto:
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"I CIBI BIO PIU' NUTRIENTI E ANTIOSSIDANTI"

[E ora capiamo l'equivoco grammaticale in cui sono caduti i redattori del sito Ecoblog: "più nutrienti" (sostantivo, però, non aggettivo), perché sono stati trovati più sali minerali, considerate dalla scienza sostanze nutrienti, v. oltre].
Testo: Il cibo bio è più sano di quello coltivato o allevato secondo i tradizionali metodi [Ecco, bene: non "con la chimica" dei sottoculturali]. E più di tutti gli altri aiuta a tenere alla larga tumori e malattie cardiovascolari. A premiare il biologico è una ricerca durata quattro anni e finanziata dall'Unione Europea e da alcune aziende alimentari, condotta dall'università di Newcastle. Secondo i risultati dello studio, "frutta e verdura bio contengono fino al 40% in più di nutrienti se coltivati senza l'utilizzo di fertilizzanti e pesticidi". [Tutti questi sali in più? Non è che qualche giornalista confonde gli antiossidanti con i nutrienti? E infatti, basta proseguire di poco...]. E lo stesso avviene per il latte bio, "che ha fino all'80% in più di antiossidanti".
Come se non bastasse, gli alimenti biologici hanno maggiori percentuali di ferro e zinco, minerali essenziali e spesso assenti nella dieta. [Questi, è vero, fanno parte dei nutrienti, ma come sostantivo, non aggettivo]. Evidenze che dovrebbero sgombrare definitivamente il campo alle dispute sulla vera o presunta migliore qualità del cibo 'organico' rispetto a quello ottenuto con l'aiuto della chimica.
Secondo il coordinatore dello studio, Carlo Leifert, i vantaggi dei prodotti biologici sono tali da paragonarsi a "una porzione extra al giorno di frutta e verdura". Lo studio deve ancora essere pubblicato su una rivista scientifica, ma secondo il ricercatore "le evidenze sono tali da indurre l'Agenzia europea sulla sicurezza alimentare a cambiare 'indirizzo' e posizione sul cibo bio". Anche se Leifert ammette che "si tratta più di un problema politico che scientifico".
Lun 29 Ott - 19.32 (Adnkronos Salute)
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IL "BIOLOGICO", DA SOLO, NON FA L'ALIMENTAZIONE NATURALE.
Nel mio "Manuale di Terapie con gli Alimenti" (unico in Europa per i suoi 3200 studi scientifici riferiti e commentati), che pur essendo richiesto da molti non è più ripubblicato dalla Mondadori, per oscuri motivi (ma ci sono supposizioni interessanti, su cui scriveremo tra breve), già era scritto chiaramente che i cibi vegetali non trattati con pesticidi e concimi artificiali sintetizzano per compensazione "più pesticidi" propri. Era stato già negli anni 80 lo scienziato Bruce Ames a intuire che le migliaia di sostanze tossiche, velenose, perfino cancerogene, o anche solo anti-nutritive, presenti in ogni pianta, e quindi in ogni cibo per l'uomo, avessero la funzione di antiparassitari preventivi e-o di reazione ad un attacco di predatore.

Anche nella mia breve inchiesta-provocazione sul cibo "bio" pubblicata da Panorama il 21 giugno 2001 si dava la notizia d'uno studio ufficiale italiano Inran che aveva trovato che, accanto ai più diversi pesticidi naturali, alcuni dei quali noi sappiamo essere mutageni o cancerogeni, nei vegetali "bio" aumentano ovviamente anche gli antiossidanti, che sono anti-cancro. E questi, in generale, nella maggior parte degli alimenti e delle diete (p.es. nell'antica dieta mediterranea), prevalgono. Inoltre si dava atto che il "biologico", pur non essendo terapeuticamente più efficace del cibo convenzionale, è un segno evidente della salubrità del suolo e dell'ambiente agricolo, il che non è poco.

Non volevo affatto, figuriamoci, negare l’agricoltura "bio" (che come fondatore della Lega Naturista inserii – anni prima dei Verdi –nello statuto con l’espressione più corretta di “agricoltura naturale”), come invece credettero dei lettori che mi scrissero una lettera educatamente indignata. Ma quell'inchiesta, come il presente articolo, voleva solo sfatare il luogo comune, non scientifico, del "bio" come risoluzione miracolistica di tutti i problemi alimentari. Ci vuol altro, invece, perché un regime alimentare sia corretto. Si consideri che fino a quel momento (inizi anni 2000) i commessi e la pubblicità del settore lasciavano intendere che un vasetto di yogurt "bio"aveva addirittura proprietà terapeutiche. Bastava darne uno solo al bambino che si abbuffava di patatine fritte e bibite zuccherate che, per miracolo.... tutta la dieta andava a posto. Così credeva, a leggere certi depliant dei produttori, la "signora media" acquirente delle botteghe naturali.

Ma torniamo agli antiossidanti. Dov'è la novità? Si sapeva già. Peccato che sia uno studio dell'Università di Newcastle (quello citato su Panorama era italiano), altrimenti l'avremmo definito "l'ennesima scoperta dell'America".

Ma, a noi sta bene lo stesso. Siamo contenti che gli alimenti non trattati, anzi, meno trattati dall'uomo sintetizzino per auto-difesa un po' più di pesticidi propri (compresi quelli mutageni e cancerogeni!), facendo prevalere però gli antiossidanti naturali. Per danneggiare il più possibile la assimilazione e quindi la fertilità delle specie animali predatrici. Sappiamo bene - e lo abbiamo scritto - che le patate, le melanzane e i pomodori antichi, coltivati al naturale, oggi diremmo "super-biologici", potevano essere addirittura velenosi, in alcuni casi mortali. Per fortuna, nella lotta durissima per la sopravvivenza tra vegetali e Uomo, l'Uomo sembra più intelligente ed ha scoperto che alcuni di questi "veleni" pensati per colpire bruchi e coleotteri sulla nostra Specie hanno tutto sommato - compensati i pro e i contro - effetti benefici. Dopotutto, le famose virtù protettive di frutta, verdura, legumi e cereali integrali vengono meno dai nutrienti (grassi, proteine, carboidrati, vitamine, sali) e più dagli anti-nutrienti antiossidanti: polifenoli, saponine, antitripsine, agglutinine, fitati, fibre solubili e insolubili ecc.

Infine, in quanto ai sali minerali più abbondanti nel "bio", la dott.ssa Carnovale dell'Inran li faceva risalire non all'assenza di pesticidi umani, ma alla diversa concimazione, ovviamente. E poi, scusate, a che serve avere pochi milligrammi in più di un sale minerale, se poi l'aumento degli antiossidanti polifenolici ne riduce ancora di più l'assorbimento nell'organismo?

Quindi, meditate o lettori. Sì, fortissimamente sì, ai metodi naturali di concimazione e all'assenza di pesticidi umani dannosi o non di origine naturale. Perché questo testimonia che il terreno tutt'intorno è più pulito. Insomma, per motivi ecologici. Ma senza farne da una parte una campagna politica e dall'altra - finora le due cose erano collegate - un business solo a vantaggio delle "aziende amiche", che poi portano voti.

Invece di esporre delle "bandiere", dovremmo essere attenti soltanto ai vantaggi reali per il cittadino consumatore: la qualità reale, la sicurezza chimica effettiva, i prezzi degli alimenti. Tenuto conto della realtà scientifica, che ad oggi è sintetizzabile come segue:
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BIO E NON-BIO OGGI, IN SINTESI
1. In ogni pianta usata dall’Uomo come alimento – dal grano del pane e della pasta al pomodoro, dalla mela alla lattuga – accanto alle sostanze nutrienti (proteine, carboidrati, grassi, sali minerali, vitamine) esistono migliaia di molecole chimiche naturali, non-nutrizionali o anti-nutrizionali, cioè che ostacolano addirittura l’assorbimento dei nutrienti. Scienziati agronomi e chimici ritengono che si tratti di veri e propri “pesticidi naturali” con cui la pianta si difende dagli animali predatori e dai raggi ultravioletti, o che secerne dopo stress meccanici, termici, idrici o solari. Un esempio a caso: le cicerchie cresciute in terreni aridi sono più velenose. A questi “pesticidi naturali” si aggiungono i pesticidi artificiali creati dall’Uomo.

2. Il rapporto in peso tra pesticidi naturali e artificiali presenti nei cibi vegetali è in media, presuntivamente, dell'ordine di grandezza 999 (naturali) a 1 (artificiali), secondo Ames et al. Ma questo è un vantaggio per l'uomo: tra i tanti "pesticidi" naturali sono state scoperte migliaia di molecole utili a ridurre i rischi delle malattie. Quando si dice che un vegetale "previene o cura", è per lo più grazie a queste molecole non nutritive, anti-nutritive o tossiche.

3. Il "bio" garantisce solo l'assenza di questo presuntivo 1 per mille dei pesticidi totali. Non può certo eliminare i pesticidi naturali, che anzi per compensazione (autodifesa della pianta) aumentano. E così aumentano anche quelli antiossidanti.

4. In quell'1 per mille, per fortuna, dopo tante nostre battaglie ecologiste e naturiste dagli anni 80, non ci sono più per legge o per decisione dei produttori le molecole "sicuramente cancerogene per l'uomo".

5. Tra le 999 per mille sostanze naturali dei cibi, invece, continuano ad esserci secondo Natura anche le molecole "sicuramente cancerogene per l'uomo" che ci sono sempre state. Per fortuna non sono prevalenti, anzi sono neutralizzate dagli antiossidanti, purché la dieta abituale sia tradizionale e naturale, cioè basata su verdure, frutti, legumi, cereali integrali, semi oleosi, e su corrette regole di trasformazione del cibo (cottura, conservazione, igiene).

6. I vegetali "bio" testimoniano un corretto e naturale rapporto con l'ambiente, per il favorevole impatto che l'agricoltura naturale ha verso le piante, gli animali e l'uomo.

7. I cibi "bio" sono ancora molto costosi. Per quanto più economici rispetto agli anni scorsi, sono pur sempre venduti a prezzi più alti, spesso, del 200 o 300 per cento dei cibi convenzionali. Inoltre la qualità merceologica di frutta e verdura "bio" può risultare mediocre, probabilmente a causa del minor consumo e del minor ricambio sugli scaffali.

8. Nel frattempo sta cambiando anche l'agricoltura moderna industriale. Anche per motivi economici, si è ormai diffusa a livello di grandi supermercati di massa l'agricoltura "integrata", con meno pesticidi, nuove molecole poco persistenti, talvolta copia di molecole naturali (Della Porta et al.).

9. Le rilevazioni dell'Istituto Superiore di Sanità sui magazzini alimentari, rilevano ogni anno percentuali minime di residui di pesticidi artificiali in verdure, frutta, cereali, legumi ecc. In pratica, gli alimenti normali acquistabili a poco prezzo ovunque risultano del tutto "esenti" da pesticidi artificiali, quindi analoghi al "biologico", per il 68 per cento (ISS 2002). Ancora di più nel 2004, quando la Sanità ha accertato che l'82 per cento delle verdure in vendita in Italia nei mercati normali è "privo di pesticidi rilevabili". In pratica sono verdure "biologiche". Con residui entro i limiti di legge sono 98 campioni su 100. In quest’altro articolo si possono ammirare tre belle tabelle sui reali residui di pesticidi negli alimenti che smentiscono molte leggende popolari.

10. Dai dati sintetici esposti, è ormai evidente, in conclusione, che il divario tra alimenti "bio" e non "bio", ancora molto netto al tempo delle battaglie naturiste ed ecologiste degli anni 80, si sta a poco a poco colmando. Nei casi più fortunati (Europa, Stati Uniti e Occidente evoluto), come rivelano già ora le analisi chimiche dell'ISS italiano, le differenze cominciano ad essere minime.
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VERSO UN'UNICA AGRICOLTURA SANA. SENZA SPECULAZIONI. Il che non significa, beninteso, che bisogna abbassare la guardia. La tendenza virtuosa deve essere che "tutto il cibo per l'uomo deve essere coltivato in modo naturale". Agronomi, docenti universitari e chimici non sono stati con le mani in mano. Ben pagati dalle aziende hanno studiato e inventato di tutto. Ora sta cambiando l'agricoltura industriale, magari per ridurre i costi e per pubblicizzare la sanità del cibo rispetto alla concorrenza. Si sta imponendo una agricoltura "integrata" (pochi pesticidi e alcuni con molecole poco persistenti o che imitano quelle naturali, razionalizzazione delle colture, lotta biologica con gli insetti ecc) che offre a prezzi bassi e con ottima qualità alimenti alla distribuzione di massa. Dietro il "bio" trionfante, invece, spesso si nascondono arretratezze corporative, ragioni ideologico-politiche-elettorali e soprattutto business, cioè speculazione economica con alti prezzi e bassa qualità, a vantaggio dei soliti pochi furbi. Se no, non si spiegherebbe come mai l'Italia che è ultima in tutte le direttive dell'Europa è la prima nell'industria del "bio". Gatta ci cova: non è che la Mafia si sta riciclando anche lì, dopo aver colonizzato ristoranti e bar di tutt'Italia?

Il tutto, mentre la Scienza indica ben altre vie per la sanità del cibo e la prevenzione della malattie cardiache-metaboliche-tumorali: il cibo grezzo, non raffinato, i cereali integrali, i legumi, oltre alle famose 6 porzioni di verdura e frutta che nessuno mangia, neanche negli Stati Uniti. E l'eliminazione o la riduzione drastica di tutti i cibi artificiali che mangiamo di continuo: zucchero raffinato, caramelle, dolcetti, bibite dolci, pane bianco, pizze e pasta bianca, fritture, cibi salati ed eccesso di sale, cibi arrosto, cibi conservati ecc.

Questo è il punto, ma su questa vera rivoluzione salutistica nessuno ci guadagnerebbe, solo i cittadini e gli Stati (in mancate cure mediche). Ecco perché né i ministri dell'Agricoltura, né il verde Pecoraro Scanio, né l'Inran, né la grande stampa, né la Tv Rai-Mediaset dicono una sola parola su questo. Abbiamo proposto alla Rai, a Mediaset, alla Sette, un programma di successo, anche brillante, sull'argomento, ma niente risposta o palleggiamenti tra un funzionario e l'altro. Come si usa nell'Italia borbonica e levantina di sempre.

AGGIORNATO IL 23 DICEMBRE 2013

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4 Comments:

Anonymous Anonimo said...

Bello. Un articolo fondamentale che ho copiato nel mio archivio. Finalmente ho capito che in natura non c'è differenza tra antiossidanti "buoni" e pesticidi "cattivi"... Tutto serve, cioè ha un suo scopo. E' così?

4 gennaio 2008 alle ore 12:03  
Blogger La Ribota said...

caro professore, volevo avere un chiarimento. è vero che in un certo periodo si parlava di lasciare un margine dell0 0,09% di OGM per le coltivazioni bio?ricordo mia madre(titolare di un agriturismo) in lotta con la coldiretti per evitare l'approvazione di questa norma. ad oggi come stanno le cose?grazie
Emi

13 ottobre 2009 alle ore 22:34  
Anonymous Anonimo said...

http://www.youtube.com/watch?v=ft7at1ehJ1Q&feature=player_embedded

20 febbraio 2011 alle ore 21:30  
Blogger Nico Valerio said...

Anonimo ha messo qui il link ad un filmato di Rete4 in cui un servizio giornalistico denunciava la presenza in frutta e verdura acquistate casualmente a Milano la presenza di sostanze tossiche come arsenico e metalli pesanti. L'indagine non è una ricerca scientifica statisticamente valida, e si scontra contro rilevazioni contrarie dell'Istituto Superiore della Sanità che in vaste indagini nazionali non ha mai riscontrato valori drammatici, ma rassicuranti. Tuttavia è pur sempre allarmante. Anche perché il solito ineffabile prof.Calabrese finiva l'intervista dichiarando in modo diseducativo di mangiare la frutta... senza buccia per paura dei residui. Peccato che nella buccia ci siano quasi tutti gli antiossidanti della frutta, lo sa il prof. Calabresi?

20 febbraio 2011 alle ore 21:59  

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